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I Sotterranei di Habbo
 

I Sotterranei di Habbo

Il racconto di Sigmundfreud

Era proprio vero, erano vere le voci che giravano. Esiste davvero un passaggio segreto, sotto il Teatro di Habbo, che conduce a un labirinto!

Appena imboccate le scale del Teatro, salendo verso la balconata, sul pavimento si poteva vedere una vecchia botola leggermente rialzata, probabilmente usata tempo prima durante gli spettacoli. Era stranamente pulita rispetto al polveroso pavimento delle quinte del Teatro.
Io e Trixer entrammo senza sapere esattamente cosa ci avrebbe aspettato. Sollevammo la botola ed io entrai per primo. Quando anche Trixer scese la prima rampa di scale, la botola in alto si richiuse, provocando un rumore metallico e assordante che ci fece rabbrividire. Eravamo soli, immersi nel buio ma decisi a proseguire, da buoni Habbo Reporter.

L’aria sotto il Teatro era umida e gelida, intorno a noi c'era solo pietra, e neanche un filo di luce. Muovendomi a tentoni mi misi in cerca di una parete per provare ad orientarmi, ma toccai solo una cosa... fredda, viscida, schifosamente appiccicosa. "Che schifo, questo postaccio è pieno di Ragnatele! Non si vede nulla! Come facciamo a proseguire adesso???"

Da buon reporter quale era, Trixer aveva portato con sè una Macchina Fotografica, e me la passò: il flash ci avrebbe aiutato a far luce almeno per qualche istante, avrebbe permesso di orientarci e di trovare altre possibili fonti di luce o vie d'uscita. Scattammo un paio di foto verso il nero corridoio ed il flash illuminò le pareti: appese ad esse vi erano delle torce dalla forma piuttosto inquietante.

photo

Ne prendemmo una ciascuno e le accendemmo… finalmente un poco di luce! I corridoi di pietra sembravano piuttosto antichi; come mi ero immaginato, erano ricoperti di Ragnatele e dalle pietre fuoriusciva una strana acqua verde. Proseguimmo a piccoli passi fino ad un punto in cui il corridoio si ramificava in due. Decidemmo di dividerci, Trixer sarebbe andato a destra, io a sinistra. In caso di emergenza, ci saremmo tenuti in contatto tramite la console, sperando funzionasse anche in quel sotterraneo.

Camminai per un po', ma all'improvviso mi fermai: mi sentivo seguito. Nel silenzio riuscii a distinguere un fruscio alle mie spalle, che si faceva sempre più vicino e più forte. Mi voltai di scatto. Illuminai con la torcia in direzione del rumore e vidi delle piccole macchiette scure che puntavano verso di me… erano una marea di TOPI!!! …schifosissimi topi, e talmente tanti da non riuscire più a vedere il pavimento! Mi misi a correre il più veloce possibile, allontanandomi ancor di più dall'uscita, fino ad arrivare ad un altro bivio. Presi a destra, poi a sinistra, poi ancora a destra. Ad ogni bivio attaccavo un Post-it giallo, per poter ritrovare la strada del ritorno, se mai fossi riuscito a tornare... I topi mi erano ancora dietro, velocissimi. Mi facevano correre così tanto che la fiamma della torcia si stava per spegnere nel vento.

topi

Ma giunsi ad una stanza chiusa e fui costretto a fermarmi. Pensai fosse arrivata la mia fine. I topi erano sempre più vicini, ormai mi avevano raggiunto. Nella disperazione lanciai una richiesta di aiuto a Trixer via console, ormai era la mia ultima speranza. Allo squittio dei topi, si aggiunse un urlo agghiacciante che rimbombò per tutta la prigione di pietra; non sembrava quasi umano, ma pareva volermi dire qualcosa; mi risuonava in testa sempre con le stesse parole... "...a terra... torcia a terra.... getta la torcia a terra... getta la torcia a terra!" ...gettare la torcia a terra? Alla fine non avevo poi tante possibilità, così seguii il consiglio. La torcia rotolò davanti alla porta proprio nel momento in cui i topi cominciavano ad entrare, riuscivo a vedere i loro occhi rossi. D'un tratto accadde una cosa inaspettata: i topi cominciarono a sciogliersi e nella stanza si diffuse un delicato aroma di cioccolato al latte.

Fu allora che alle mie spalle si aprì una porticina nascosta, dietro cui trovai Trixer accompagnato da uno strano personaggio, pallidissimo e per metà travestito da Mummia. Salutai con gioia Trixer e gli chiesi di presentarmi il suo accompagnatore. Trixer mi rivelò che la mezza mummia era un artista dell'opera, di Serie Z, esiliato nei sotterranei per motivi riguardanti la sua professione. Era un cantante.

angus

Mi presentai al nuovo amico e gli chiesi il suo nome. Per tutta risposta quello aprì la bocca e lanció un urlo disumano simile a quello che mi aveva spinto a gettare la torcia. Istintivamente mi tappai le orecchie. Trixer rise e mi spiegò: lo strano personaggio si chiamava Angoos, cantante appunto di Serie Z e quindi non molto apprezzato per le sue doti vocali e artistiche, e aveva provato a presentarsi a me proprio cantando, dato che questo era il suo modo preferito di esprimersi.

Scongiurai Angoos di limitarsi a parlare poichè "non doveva in nessun caso sprecare la sua voce", e lui ci raccontò che esisteva una parte del labirinto che era stata riempita dal lago, e che quindi era diventata inaccessibile e segreta. Questo era accaduto a causa degli scavi della piscina di Habbo Lido che facevano passare sotto l'Hotel delle tubature ormai vecchie e guaste. Le infiltrazioni d’acqua avevano impedito ad Angoos e ad altri artisti esiliati di esplorare quello che forse può essere considerato il cuore della vecchia Habbo, il primo Hotel mai costruito in quella zona.

Angoos ci raccontò delle strane storie che giravano tra gli artisti, su apparizioni di fantasmi al di là del lago di acqua verde cloro. Ma quella parte di corridoio era raggiungibile solo con la Piscina svuotata.... o trovando un altro passaggio ancora oggi segreto.
Concluso il suo racconto ci fece andar via, quasi avesse paura di tenerci troppo a lungo lì sotto. Io e Trixer obbedimmo senza discutere seguendo i post-it che avevo lasciato lungo il cammino.

Quando tornammo al teatro, non riuscivamo a credere di aver vissuto una simile esperienza. Noi abbiamo esplorato una sola strada, ma molte altre sono lì ad attendere chiunque deciderà di tentare l'impresa.

Ah, dimenticavo… Angoos ci ha scongiurato di spedirgli in qualche modo una fetta di Torta. Se mai lo incontrerete per quei corridoi, portatene un po’ con voi e ve ne sarà molto grato!


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